Ecumenismo: la tunica di Gesù che resta integra
Dal 18 al 25 gennaio si terrà la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani.
Si tratta di un appuntamento annuale che unisce nell’invocazione a Dio tutte le Chiese Cristiane purtroppo ancora oggi lacerate dalle divisioni teologiche o ideologiche.
Negli ultimi decenni sono stati fatti numerosi e sostanziali passi in avanti, che pur avendo consentito alle varie espressioni del Cristianesimo di rimanere ferme sulle proprie convinzioni teologiche, hanno evidenziato un universo di punti in comune.
E proprio da queste basi comuni si intende concentrarsi per perseverare sulla strada della ricerca di unità.
Il tema scelto per quest’anno è il versetto 2,2 del Vangelo di Matteo: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per adorarlo“.
È un brano significativo sotto vari aspetti. Va infatti rilevato innanzitutto che il Vangelo di Matteo è quello espressivamente più vicino al mondo ebraico. L’autore, l’apostolo Matteo, era un uomo profondamente inserito nella realtà ebraica del primo secolo. Svolgeva l’odiata professione del pubblicano, e quindi, prima di incontrare Gesù, era probabilmente avulso da ogni considerazione etico-morale della vita.
Gesù cambiò la vita a Matteo, come continua a fare ogni giorno con gli uomini.
Le considerazioni ecumeniche assumono quindi una valenza importante, che vanno anche in direzione inter-religiosa.
Le ragioni teologiche
La suggestione che si ricava dal brano scelto, ma in genere da tutto il Vangelo di Matteo, è quello dell’unione. Sono uniti angeli, pastori e Magi venuti da lontano, in un’unica lode al Salvatore.
I Magi non erano certamente ebrei. Erano dotti e studiosi, e forse praticavano anche arti magiche. Ma il Vangelo ci invita a pensare che abbiano messo da parte le convinzioni dettate dalla ragione umana, per seguire la cometa che li avrebbe portati a Gesù.
Significativo è inoltre il verbo utilizzato: “adorare”. Si adora solo Dio! Siamo quindi di fronte alla prima dichiarazione esplicita della divinità di Gesù, dopo l’esclamazione di Santa Elisabetta quando chiese a cosa dovesse la visita della “Madre del mio Signore”.
Ma se Elisabetta era integrata in una visione messianica, per i Magi dobbiamo ammettere che si tratta di una esplicitazione che unisce interpretazioni diverse del “divino”.
Nel Vangelo quindi troviamo le motivazioni profonde dell’unità dei Cristiani.
Non dobbiamo dimenticare la preghiera di Gesù al Getsemani. Egli pregò per tutti gli uomini e chiese al Padre la loro unione.
Possiamo perciò dedurre che l’invito all’unione sia quell’ulteriore step che il Cristo ci domanda per avvicinarci alla teologia delle Beatitudini. Se i Comandamenti ci chiedono sostanzialmente di adempiere a precetti che sono identici a quelli etici e comuni ai non credenti, nelle Beatitudini troviamo l’essenza del pensiero e del coraggio cristiani.
“Che merito ne avreste? Fanno così anche i pagani…”. Le Beatitudini ci invitano invece ad amare i nostri nemici, a farci ultimi.
I Cristiani devono dunque lottare per la loro unità, anche per dare significato alla tunica di Cristo, che rimase integra. E dalle Scritture sappiamo che essa è sempre stata destinata a restare integra, fin dalla creazione dell’universo.
Si ringrazia la Prof.ssa Franca Landi per le lezioni universitarie di Ecumenismo