“…se Dio fosse vostro padre…” (Gv 8,31-42)
Il fraintendimento di fondo dei farisei
Ci sono dei Giudei che credono a Gesù… eppure non basta.
Se Gesù parla e racconta del legame con il Padre suo, questi parlano dei padri loro.
E hanno la pretesa, loro che dicono di avere Dio per padre, che il Padre – quello di Gesù – sia simile ai padri loro.
Loro sono discendenti di Abramo, “il padre nostro è Abramo”, dimenticando di essere stati schiavi a causa della durezza del cuore eppure più e più volte liberati… Scambiano così la libertà come una pretesa da rivendicare ed esibire e non come una condizione da invocare e da custodire.
Gli interlocutori di Gesù ricordano il figlio maggiore della parabola che insistentemente rifiuta di entrare alla festa organizzata dal padre sconsiderato di cui non aveva mai scrutato il cuore.
Entrambi i figli pensano di avere un padre per pretendere protezione e sicurezza, riconoscimento e difesa. E invece il Padre ha un cuore inquieto perché cerca lui stesso accoglienza nel cuore degli uomini.
A Gesù non resta altro se non una testimonianza ultima, amare fino in fondo, fino alla fine. La croce è la traccia indelebile della strada dell’amore di Dio nella storia degli uomini; “da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato”.
Seguire Gesù sulla strada della croce significa ritrovare questa strada che porta al Padre reale, al Padre del Figlio, non quello immaginato dagli uomini.