«Ecco lo sposo, andategli incontro»
Le parole e la fede, il dire e il fare, l’apparire e l’essere …
L’attesa delle dieci ragazze per la festa di nozze ben raffigura la nostra vita: la nostra esistenza terrena non è che la preparazione per questa festa senza fine.
Noi non ci pensiamo mai, siamo impegnati in tante cose, talvolta necessarie ma spesso futili, che spesso ci dimentichiamo della festa che è la meta e il senso della nostra vita, senza la quale il nostro vivere è solo, alla fin fine, un correre verso la tomba.
Non c’è scampo nella vita: anche l’esistenza meglio riuscita termina con una tragedia, termina con la morte. Il cammino della vita deve essere rischiarato dalla lampada della fede, ma non basta: occorre l’olio dell’impegno operoso.
Le parole delle vergini stolte, «Signore, Signore, aprici!» ci ricordano un’altra famosa frase del Vangelo: «non chi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21).
È una verità che non dobbiamo mai dimenticare. Non basta pregare, rivolgersi al Signore, è necessario che la nostra vita sia conforme alla volontà di Dio, che vuole che ogni giorno tentiamo di essere giusti, che cerchiamo con il suo aiuto, di osservare i suoi comandamenti, che vuole quando, per la nostra debolezza, ci allontaniamo dalla sua volontà, siamo pronti a pentirci, a chiedere perdono, a tentare di cambiare.
La fede senza le opere è morta, ci ammonisce la lettera di San Giacomo. Per salvarci non basta credere che Dio esista: anche il diavolo ci crede, ci ricorda sempre la lettera di San Giacomo, ma non gli è bastato per evitare la dannazione eterna.