La differenza tra «seguire» e «sequela»
La sequela non è una scelta da poco, perché implica una partecipazione totale
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio». (Dalla liturgia)
In questo brano Gesù incontra tre persone che hanno deciso di seguirlo.
Al primo fa presente che la missione non è una cosa comoda, da scegliere per assicurarsi un futuro tutelato e tranquillo. Occorre affrontarla con la consapevolezza di poter incontrare delle difficoltà e con la volontà di superarle.
Al secondo e al terzo ricorda che la missione dell’annuncio del Vangelo è qualcosa di urgente, davanti al quale tutte le altre esigenze della vita, anche le più giuste, impallidiscono.
Gesù non ci chiede di essere disumani: uno chiedeva tempo per andare a seppellire il proprio padre, e l’altro per andare a salutare i suoi familiari. Gesù dice loro di non farlo, di dedicarsi immediatamente all’annuncio del regno di Dio.
Il Signore non ci vuole disumani, ma usa dei paradossi per farci capire che nella vita non c’è nulla di più importante e di più urgente di seguire il Signore e annunciare il suo amore per noi, e la necessità di ricambiarlo. Solo questo conta nella vita. Tutto il resto, anche se importante, è destinato a passare.