La fede è sterile se non c’è la fiducia
La sostanziale differenza tra il semplice credere e l’affidarsi a Dio
«In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
(Dalla liturgia).
Le persone che sono andate alla ricerca di Gesù erano le persone che erano state sfamate quando Gesù aveva moltiplicato i pani. È questo il motivo per cui si erano tanto affannate per andare a cercarlo: perché pensavano di aver trovato una persona che risolveva a buon mercato i problemi ordinari della vita.
Gesù però ha voluto mettere subito i puntini sulle «i», dicendo loro di darsi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna, e che Gesù è in grado di dare.
Qual è questo pane? C’è senz’altro un riferimento alla Eucaristia, ma il senso non è solo questo. Infatti risponde: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Credere non è solo un operazione della mente, cioè non significa solo ritenere che Gesù sia davvero il Figlio di Dio fatto uomo. Significa anche fidarsi di Lui e sapere che le cose che ci ha detto sono vere, e di conseguenza adeguare il nostro modo di pensare e di vivere a quella verità che abbiamo conosciuto. In sostanza significa fidarsi di Dio e cercare, con il suo aiuto, di fare la sua volontà. Questa è la vera fede.
Per questo la sacra scrittura, nella lettera di San Giacomo, ci dice che la fede senza le opere è morta: perché se il nostro credere in Dio non modifica il nostro modo di pensare e quindi di agire, in altre parole se il nostro incontro con Dio ci lascia così come siamo, significa che Dio non lo abbiamo incontrato, e che la nostra fede è una pura illusione.