Gesù annuncia chiaramente la sua funzione profetica
È re, sacerdote e profeta, e come tale compie in Lui l’antica alleanza in quella eterna
«Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”».
(Dalla liturgia)
Gesù sta attraversando il territorio di Erode. Alcuni farisei lo mettono in guardia sull’opportunità di andarsene al più presto, visto che Erode vorrebbe ucciderlo.
Probabilmente non lo fanno per solidarietà, ma perché sollecitati segretamente dallo stesso Erode, che voleva togliersi di torno, senza troppo clamore, un personaggio scomodo. Per questo Gesù definisce Erode una volpe. Ma alle astuzie della politica Gesù risponde con la radicalità di chi sa che sta compiendo una missione voluta dall’alto: è stabilito dal Padre che Gesù vada a Gerusalemme, e i calcoli politici di Erode non possono certo impedirlo!
Gesù piange su Gerusalemme: rievoca le sue infedeltà a Dio, avendo ucciso i profeti inviati a suo nome, ed ora si macchia di una colpa ancora più grave, che la porterà ad essere abbandonata da Dio: l’uccisione del Figlio di Dio.
Ma l’amore del Signore è più ostinato delle colpe degli uomini: la croce di Cristo rappresenta infatti la massima espressione del tradimento dell’uomo, ma anche la più grande manifestazione dell’amore di Dio, che proprio attraverso la croce di Cristo ci dona la sua salvezza.