Dio è per tutti
La collaborazione che Dio chiede all’uomo è la fede
«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma dì una parola e il mio servo sarà guarito». (Dalla liturgia)
Ci troviamo davanti ad uno dei numerosi miracoli raccontati dai Vangeli. I miracoli di Gesù sono fatti storicamente avvenuti in un certo giorno e in certo luogo, ma a noi interessa valutarli soprattutto per quello che possono dire alla nostra fede di oggi.
Anche in questo caso si mostra la potenza di Dio che sprigiona i suoi effetti quando incontra la fede dell’uomo. Il centurione è un soldato romano, un pagano quindi, non è membro del popolo eletto.
È comunque un uomo rispettoso, infatti non osa neppure rivolgersi direttamente a Gesù, non gli chiede nemmeno di entrare in casa sua (sapeva probabilmente che per le complicate norme sulla purità rituale un ebreo che fosse entrato nella casa di un pagano non avrebbe potuto accostarsi alla preghiera per un po’).
La fede forte e rispettosa del soldato viene premiata. In questo episodio c’è qualcosa di particolare: il centurione, pur avendo simpatie per la religione ebraica (ha costruito la sinagoga), non fa parte del popolo eletto. Ma l’azione di Gesù lo coinvolge: il Signore non fa differenze, la sua grazia è destinata a tutti gli uomini che accolgono con fede le sue parole e cercano, con l’aiuto di Dio, di metterle in pratica.