Abramo scopre il volere di Dio in Isacco «slegato»
25 Febbraio 2024 By Enrico Cannoletta

Abramo scopre il volere di Dio in Isacco «slegato»

Un passo della Bibbia molto significativo anche per la cultura ebraica

Il testo di Genesi 22, che costituisce la prima lettura nella liturgia odierna, viene chiamato dagli ebrei «’Aqueda» (= legatura). L’immagine è infatti riferita ad Isacco legato sull’altare del sacrificio.

Dobbiamo però contestualizzare il periodo storico a cui ci si riferisce.

Abramo si trovava nella terra di Canaan. I cananei erano un popolo pagano che praticava sacrifici umani. Il patriarca (che aveva avuto da Dio il dono di Isacco, partorito da Sara quando i due avevano un’età molto avanzata, e su cui si estendeva la promessa di un’immensa discendenza) non esita a offrire il suo unico figlio e il futuro della sua stirpe, legandolo sulla roccia per sacrificarlo.

Dio invece gli fa capire che quello che è importante, nel rapporto tra Dio e l’uomo, non è sacrificare la vita, ma essergli fedele con il cuore.

Il contenuto profondo del brano ci informa che nessuno di noi può essere «padrone» dell’altro. Il padre deve saper slegare il figlio, affinché questi possa produrre abbondanza per la discendenza.

Ecco dunque che Dio si rivela come Padre buono. La sua infinità bontà ha consentito all’uomo di essere libero fino al punto (se lo vuole) di voltare le spalle al suo creatore.

Nel fermare la mano di Abramo si rafforza l’alleanza di Dio con l’uomo, patto che sarà suggellato nuovamente con Mosè e definitivamente stabilito con Gesù Cristo