Accontentarsi del «minimo» può spegnere l'amore
8 Marzo 2024 By Don Enrico Giovannini

Accontentarsi del «minimo» può spegnere l’amore

La sede della fede è dove abita l’amore: nel cuore

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (Dalla liturgia).

«Amerai». La religione non dice prima di tutto: «Fai». Oppure «Non fare». No. Il primo e il più importante dei comandi è: «Amerai».

Non che gli obblighi e i divieti, in particolare quelli dei Dieci Comandamenti non siano importanti. Tutt’altro. Lo sono e rispettarli è decisivo per la nostra salvezza. Tuttavia non sono il centro del nostro rapporto con il Signore.

La religione, prima di ogni norma e di ogni insegnamento, risiede nel cuore. Prima di ogni altra cosa è una specie di innamoramento, e di questo possiede lo slancio, il desiderio.

Se nella vita spirituale puntiamo al minimo (evitare le colpe più gravi, arrivare a Messa il più tardi possibile, occuparsi dei bisogni degli altri nella misura del minimo sindacale) se ci accontentiamo di quello che siamo nella vita cristiana, contraddiciamo il comandamento dell’amore, che è desiderio di dare sempre di più.

Non occorre essere dei teologi per capire che se in una storia d’amore ci si contenta del minimo, la fiamma dell’amore prima o poi si spegne!